Descrizione
I saggi di Milani e di Angelino ci inducono a riflettere su un’epoca storica,
o meglio preistorica, ancora per certi versi inesplorata e, comunque, misteriosa
e poco conosciuta. Le suggestive analisi hanno il pregio di evidenziare le
profonde connessioni tra i culti antichi praticati nel bacino del Mar Mediterraneo,
con particolare riferimento alle liturgie pre-elleniche e ai rituali medioorientali
tramandati come mosaici o pre-babelici. Nella complessa esegesi
dell’origine della religiosità del popolo ebraico, emerge un’iniziale vocazione
“monolatrica”, o quanto meno “enoteista”, solo con il passare dei secoli, maturata
nella credenza “monoteista” dell’esistenza di un unico Dio, l’essere Supremo,
come a compimento di una spasmodica ricerca di un equilibrio
relazionale tra la creatura umana e l’Assoluto. Come si tende ad evidenziare
nel testo, i primi libri dell’Antico Testamento affondano radici antiche, attingendo
ad immagini e a narrazioni già presenti nella ricca mitologia mesopotamica
ed egizia, nonché acquisendo la codificazione che sarà destinata a
sopravvivere, con poche varianti, fino ai nostri giorni, soltanto intorno al VI
secolo a.C. nel corso della traumatica esperienza dell’esilio babilonese. Interpretare
l’epifania divina a Mosè sul monte Sinai, alla luce del culto egizio di
Aton, o tentare di fare chiarezza sul reale significato dei Nephilim, uno dei
passi più oscuri della Genesi, alla luce dei titani/giganti della cosmogonia preellenica,
appaiono operazioni ermeneutiche di grande interesse per andare
oltre il significato attribuito tradizionalmente agli antichi testi.
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